Sanità: l’accordo di confine con l’Emilia-Romagna è l’ammissione di un’altra sconfitta della Giunta regionale

Sanità: l’accordo di confine con l’Emilia-Romagna è l’ammissione di un’altra sconfitta della Giunta regionale. Sanità: Ceriscioli ammette un’altra sconfitta.  La chiusura degli ospedali dell’entroterra, Sassocorvaro in primis (insieme a Cagli e Fossombrone), ha creato l’insostenibile flusso di mobilità passiva (188 milioni di euro nel 2018), riscontrato soprattutto nella nostra provincia di Pesaro-Urbino da molti anni, costituito da circa 31.000 ricoveri di marchigiani fuori regione (prevalentemente in Emilia Romagna), di cui oltre la metà per ricoveri di media e bassa complessità, a dimostrazione che il sistema sanitario regionale non riesce a fornire i servizi di base necessari alle popolazioni residenti. Ora si chiede aiuto al privato affidandogli l’ospedale di Sassocorvaro, all’interno del quale viene data la possibilità di erogare servizi prettamente ospedalieri, cosa negata rigidamente nelle altre strutture similari gestite dal sistema pubblico, altro segno di fallimento della politica regionale, che a parità di costi e con incremento di personale non riesce a mantenere i servizi a suo tempo assicurati.

I rapporti di confine per le Marche sono sempre stati difficili, oltre un anno fa era esploso il caso di una ragazza italiana coinvolta in un incidente a pochi km da San Marino, che era stata trasportata all’ospedale di Urbino (25 km di distanza) dopo il rifiuto della struttura sammarinese ad accettarne il ricovero. Sull’argomento presentai una interrogazione (n. 718/18 Rifiuto di soccorso da parte del Pronto Soccorso dell’ospedale della Repubblica di San Marino ad un incidentato italiano) a cui mi venne risposto che la Giunta avrebbe cercato di risolvere la situazione. Purtroppo gli accordi pregressi con San Marino, stretti dalla regione, hanno registrato per anni un pesante sbilanciamento economico delle prestazioni a favore delle strutture sammarinesi, di un ordine di grandezza (centinaia a fronte di decine di migliaia di euro).

A fine mandato, Ceriscioli ha preso atto dell’incapacità di riuscire a fornire i necessari servizi ai cittadini del Montefeltro, che vivendo sulla propria pelle diverse situazioni di disagio pluriennale, ormai incancrenitesi, hanno scelto di trasferirsi in Emilia-Romagna oltre 10 anni fa, ricorrendo a referendum comunali; per altri 2 comuni il referendum non ha avuto esito concreto, ed alcuni cittadini si sentono come tenuti in ostaggio, bistrattati dalla regione Marche, che non supporta in modo sufficiente quel territorio nei settori della manutenzione stradale, sanità, turismo, cultura, per evidenziare le lacune maggiori.

Occorre perciò cambiare marcia, riscrivere completamente il pessimo piano socio-sanitario in discussione in queste settimane, e voltare pagina con decisione, per ripristinare gli ospedali dell’entroterra, evitare troppo costosi ospedali unici provinciali, limitare l’ingresso del privato rilanciando l’azione pubblica, potenziare l’assistenza territoriale ora gravemente sottodimensionata; tutte operazioni che l’attuale giunta regionale non è stata in grado di fare, nonostante tutti gli attori istituzionali ed i cittadini abbiamo contestato apertamente le dannose e pericolose scelte eseguite in questi anni.

Ecco l’articolo apparso sulla stampa on-line viverepesaro.it

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