Fabbri M5S: sostegno ai piccoli Comuni

In questi ultimi anni è sempre stata maggiore la difficoltà dei piccoli Comuni a far quadrare i magri bilanci economici, e soprattutto è emersa l’impossibilità di sviluppare azioni strategiche di lungo periodo per il proprio territorio a favore dei residenti, spesso sempre più anziani, soprattutto nell’entroterra. I piccoli Comuni vanno sostenuti poiché rappresentano i nuclei fondanti della società italiana, specie appenninica, perciò come M5S marchigiano abbiamo presentato un ordine del giorno, approvato, per sostenere l’approvazione della legge 158/17, promossa dal M5S, a sostegno dei Comuni con meno di 5000 abitanti.

Una buona soluzione ai problemi economici e programmatori dei piccoli Comuni potrebbe essere il ricorso alla loro fusione, avendo cura di mantenere intatte le identità delle comunità coinvolte. La fusione tra Comuni risulta utile soprattutto quando a fondersi sono piccoli Comuni limitrofi che condividono storia, cultura, strette relazioni sociali, economia, ecc…

Il processo va accompagnato da un certosino lavoro di informazione e condivisione con i cittadini delle comunità coinvolte, al fine di chiarire gli aspetti sia negativi che positivi, fugando dubbi e smascherando false speranze. Questo processo richiede tempo ed onestà intellettuale da parte degli amministratori che lo propongono, cosa che purtroppo non è avvenuta nei casi di tentativo di fusione tra Urbino con Tavoleto, e Pesaro con Mombaroccio, tentativi che infatti sono naufragati, più per non conoscenza e chiarezza dei parametri che compongono un’analisi costi-benefici, che per reale avversione delle popolazioni. A queste fusioni, nate improvvisamente e tardivamente, mal spiegate e sponsorizzate con false illusorie promesse economiche, ci siamo opposti con decisione, sul metodo piuttosto che sul merito, presentando in Regione una mozione ed una interrogazione.

Altre fusioni, invece, come quella tra Auditore e Sassocorvaro sono andate a buon fine, accompagnate dal consenso esteso delle popolazioni coinvolte. A queste ci siamo detti favorevoli senza alcun problema.

La Regione, però, si è dotata di una legge, che le consente di procedere alla fusione anche quando i cittadini di un Comune coinvolto nel processo abbiano espresso in maggioranza, tramite referendum, la propria contrarietà. Ne è un triste esempio la fusione tra i Comuni di Serrungarina, Saltara e Montemaggiore al Metauro, dove i cittadini di quest’ultimo avevano espresso un parere contrario, ma la Regione ha concluso l’iter di forza, nonostante proteste e ricorsi durati mesi. Il M5s regionale si è opposto con forza presentando ben due proposte di legge (97/16 e 349/20)che chiedono di interrompere l’iter di fusione in caso uno dei Comuni coinvolti presenti un risultato negativo al referendum previsto. Tali proposte sono state puntualmente respinte, e sarà nostra cura ripresentarle nella prossima legislatura, poiché riteniamo che “l’autodeterminazione dei popoli” sia un diritto fondamentale da tutelare anche in questi casi.

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