NO TTIP: il PD regionale si converte e sottoscrive la risoluzione del M5S
NO TTIP. Il Consiglio Regionale delle Marche ha approvato una risoluzione del M5S contro il trattato di libero scambio Europa-USA, cambiando posizione rispetto a 3 anni fa quando un’analoga mozione fu bocciata. L’azione di pressing operata dal M5S nei confronti della posizione regionale verso i trattati internazionali che non salvaguardano i migliori standar operativi di tutela degli aspetti di sicurezza ed ambiente, ha avuto finalmente successo.
Quasi un anno fa, un’analoga risoluzione fu votata per esprimere contrarietà verso il CETA (accordo di libero scambio tra Canada ed Europa simile al TTIP), dopo un articolato scambio di idee in consiglio regionale supportato dalle posizioni di alcune categorie del mondo agricolo (vedi la risoluzione 42/17). Anche in questo caso l’iniziativa era nata dalle opposizioni che avevano presentato mozioni di contrasto al trattato.
Cos’è il TTIP
TTIP è l’acronimo di Transatlantic trade and investment partnership, è un accordo commerciale di libero scambio tra l’Unione europea e gli Stati Uniti. L’obiettivo ufficiale è di creare una estesa area di libero mercato per i beni e i servizi, inducendo una convergenza normativa su standard produttivi e di sicurezza che agevolerebbero gli scambi, riducendo i costi.
Invece, secondo numerose associazioni e movimenti (ad esempio STOP TTIP che è composto da 270 associazioni e simili presenti in 25 stati), il TTIP è frutto delle pressioni delle multinazionali e finirà per tutelare solo gli interessi delle aziende, ignorando quelli dei lavoratori e dei consumatori. Il timore è che il TTIP abbassi gli standard di sicurezza ed ambientali europei per venire incontro alle richieste degli Stati Uniti.
Trattati come il CETA e il TTIP mettono a rischio i diritti dei lavoratori, i diritti sociali, la preservazione dell’ambiente, della biodiversità e delle risorse territoriali. Il M5S si oppone da tempo al TTIP.
5 milioni di cittadini europei hanno firmato una petizione che chiede di fermare le trattative.
Il trattato permetterebbe alle aziende di fare causa ai governi, portandoli di fronte ad un collegio arbitrale privato. In questo modo sarebbe fornita alle multinazionali la possibilità di ostacolare qualsiasi legge che va contro i loro interessi. L’esempio più citato è quello della Philip Morris, che ha fatto causa ai governi di Uruguay e Australia.
L’azione di pressing del M5S verso il PD
L’azione di pressing che abbiamo eseguito ha dato nel tempo i suoi frutti. Infatti nell’estate del 2015 la Lega aveva presentato una mozione contro il TTIP che il PD aveva bocciato. Più tardi (gennaio 2016) ero tornato all’attacco, ed all’interno della commissione seconda di sono componente, avevo fatto inserire un’articolata posizione di contrarietà al TTIP nel testo della risoluzione 10/16 (approvata) di cui riporto i paragrafi in argomento :
…si formula la proposta che il sistema degli accordi commerciali internazionali sia sviluppato, diversamente da come sta procedendo nel metodo e nel contenuto il TTIP, nella massima trasparenza dei contenuti e favorendo la massima partecipazione da parte dei cittadini degli Stati membri. Tali accordi dovrebbero essere basati sulla condivisione di principi fondamentali riguardanti la tutela ambientale, il rispetto dei diritti dei lavoratori, la naturalità del prodotto e la qualità nelle molteplici fasi di produzione dello stesso, adottando lo standard più evoluto presente negli ordinamenti delle parti contraenti, al fine di garantire un progresso concreto verso lo sviluppo di un’economia sostenibile e socialmente più equa. Per quanto riguarda l’Europa, si ritiene che la politica commerciale europea debba essere fondata almeno sul c.d. acquis communautaire, vale a dire sulle regole condivise ed applicate tra i Paesi membri; le proposte europee riguardanti gli accordi di partenariato commerciale dovrebbero inoltre prevedere clausole finalizzate a tutelare le tipicità dei Paesi membri, anche al fine di promuovere e valorizzare l’elevato grado di biodiversità naturale che caratterizza ogni regione dell’Europa. In questo contesto occorrerebbe promuovere un sistema di tracciabilità che consenta di risalire in modo chiaro alla provenienza delle materie prime utilizzate introducendo un sistema di “etichetta trasparente”.
Nel luglio 2016 abbiamo presentato la mozione 155/16 che chiedeva di esprimersi contro il TTIP e di consentire l’acceso ai documenti prodotti sull’argomento, la discussione di tale mozione è stata rinviata più volte, l’abbiamo quindi sostituita con una seconda mozione 350/18 nell’aprile scorso, con la quale sono riuscito a “convertire” il PD verso la risoluzione 61/18, in cui si chiede di aprire una discussione nel merito del contenuto del trattato, in assenza della quale la posizione allo stesso è necessariamente contraria.
Occorre che gli accordi internazionali relativi allo scambio di prodotti considerino pienamente gli aspetti relativi alla tutela dell’ambiente, dei lavoratori, della salute, valorizzando la qualità del prodotto. La globalizzazione va gestita anche a livello politico, regolamentando l’operato delle multinazionali. NO TTIP e NO CETA sono posizioni chiare alle quali il M5S terrà fede finché non cambieranno modalità di discussione e contenuti di tali accordi.
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