NO CETA. Il M5S spinge la regione a tutelare il settore agro-alimentare
NO CETA. Siamo riusciti a far recepire una mozione M5S di contrarietà al CETA all’interno di una risoluzione approvata dal consiglio regionale. Il CETA è un accordo commerciale tra Unione Europea e Canada per la progressiva e reciproca liberalizzazione degli scambi di merci e servizi commerciali. La qualità del “Made in Italy” è messa a repentaglio. Il M5S si oppone da sempre a questi tipi di accordi internazionali, come l’analogo accordo con gli USA denominato TTIP. Abbiamo voluto fortemente dire NO TTIP presentando mozioni che sono state riassunte positivamente in risoluzioni approvate dal consiglio regionale (vedi il mio articolo NO TTIP). Il M5S dice chiaramente NO CETA anche in Europa.
Con il CETA, verrebbero eliminati oltre il 90% dei dazi all’importazione, con conseguenze gravi su vari settori economici e la perdita di circa 200.000 posti di lavoro nell’Unione Europea.
Il CETA infatti non prevede automaticamente che la normativa europea sia riconosciuta in Canada, aprendo quindi potenzialmente le porte a prodotti che non rispettano la tutela del consumatore, i diritti dei lavoratori, la qualità dei prodotti così come noi li conosciamo. Per questo motivo esprimiamo una decisa posizione NO CETA.
Le risorse che la Regione sta da tempo investendo per un agro-alimentare di qualità, soprattutto biologico, sono ingenti, ed hanno portato le Marche nel numero delle regioni di punta in Italia per i prodotti agro alimentari di qualità. Secondo i dati CNA 2016, nel settore delle carni fresche DOP e IGP per fare un esempio, le Marche sono al secondo posto (dietro al Lazio), con 549 allevamenti, 658 operatori e quasi 24mila capi. Altro settore di punta è quello del biologico, che interessa oltre 55mila ettari (più del 10% della superficie regionale) e coinvolge oltre 2.100 operatori marchigiani. Su questo l’amministrazione regionale ha investito energie (molte sono le leggi a tutela dell’agro-alimentare di qualità, della filiera corta, dei marchi di qualità) e risorse (con il Piano di sviluppo rurale, secondo la relazione annuale di attuazione, al 2016 la spesa pubblica totale per la misura a sostegno del biologico ammonta a 4.500.000€). Tutti sforzi che potrebbero essere vanificati dall’entrata in vigore del CETA. Per questo, in concomitanza con la comunicazione della Giunta Regionale al Consiglio sul CETA, abbiamo presentato la mozione 271/17 per impegnare il Presidente e la Giunta a esprimere chiara e netta contrarietà della regione nei confronti del CETA: in nome della salvaguardia dell’economia della nostra Regione, il Presidente è in dovere di fare tutto quello che è in suo potere per scongiurare la ratifica del trattato da parte del Parlamento italiano. Al contempo non deve essere abbandonato, ma anzi rafforzato, l’impegno a promuovere il ruolo dei distretti biologici ed eco-compatibili, vera vocazione dei nostri territori, supportando e garantendo tutto il sistema di controllo e di garanzia per l’agricoltura biologica. Gli elementi qualificanti della Mozione del Movimento 5 Stelle sono confluiti nella Risoluzione 42/17 sottoscritta da Gianni Maggi e da tutti i capigruppo ed approvata all’unanimità dal Consiglio Regionale.