Crisi Sanità: strutture insufficienti e mal distribuite sul territorio
Crisi sanità: quando parliamo di ospedali ormai dobbiamo ricorrere a questa preoccupante espressione, “Crisi sanità”. E’ evidente a tutti i cittadini come la situazione sanitaria marchigiana stia velocemente precipitando in una situazione di crisi. Cerchiamo di identificarne alcuni segnali inequivocabili.
Analizziamo i dati provenienti dalla “Relazione generale sul servizio sanitario marchigiano” per gli anni 2016 e 2017, ottenuta dopo varie insistenze “istituzionali”.
Ecco il link al documento: Relazione generale sul servizio sanitario marchigiano
Stato di salute dei marchigiani
La mortalità marchigiana è in aumento dal 2015, e per il 2017 si sono registrati 17322 decessi con un tasso di mortalità pari al 12,2%. La popolazione invecchia, si registra anche un aumento delle malattie croniche.
Le principali cause di morte sono ascrivibili a:
- malattie circolatorie per il 38%
- tumori per il 24,5%
- inschemie cardiache per il 12,9%
- malattie cerebrovascolari per il 9,8%.
Il registro dei tumori non è aggiornato.
Le Marche sono purtroppo la prima regione in Italia con il peggiore tasso di incidenza del melanoma maligno. Insieme all’Umbria dividiamo il primo posto per maggior tasso di incidenza dei tumori maligni allo stomaco. Per altre tipologie di tumori maligni i valori sono paragonabili a quelli medi nazionali.
Un quarto circa della popolazione fuma. Il 17-18% della popolazione eccede con l’alcool. Un terzo della popolazione è in sovrappeso (quasi il 10% è obeso). Solo un terzo della popolazione è fisicamente attivo.
I dati riportati evidenziano l’elevata necessità di servizi sanitari, di cui la popolazione necessita non solo per ciò che attiene alla somministrazione di cure, ma anche per quanto riguarda la sfera della prevenzione e sostegno a stili di vita corretti. Soprattutto in quest’ultimo settore il servizio sanitario regionale è particolarmente carente.
Strutture sanitarie
Per quanto riguarda la quantità e la distribuzione territoriale dei posti letto, risulta chiara la situazione di disomogeneità e sbilanciamento delle strutture sanitarie presenti all’interno delle varie Aree Vaste, con una chiara penalizzazione per le province di Pesaro-Urbino e Fermo.
Nella tabella sottostante riporto la dotazione di posti letto divisa per area vasta.
L’incremento previsto, ma ancora non realizzato, per le aree vaste 1 e 4 non è sufficiente a compensare l’attuale situazione, che resterà deficitaria anche in futuro.
Questa situazione espone soprattutto il nord della regione ad una massiccia mobilità sanitaria passiva, che è stimata per il solo 2018 superiore a quella attiva di oltre 80 milioni. Quindi i marchigiani che si curano fuori regione sono molto di più di coloro che da altre regioni vengono a curarsi da noi. Il saldo negativo totale dell’ultimo quinquennio è di circa 290 milioni, tutti soldi che la nostra regione ha pagato alle altre.
Ricoveri e visite ambulatoriali
Negli ospedali pubblici marchigiani sono stati registrati nel 2017 oltre 198.000 ricoveri, mentre nelle strutture private si è superato il valore di 30.000 (circa il 15% rispetto al pubblico).
A parte il gruppo di ospedali anconetani (che globalmente registrano oltre 50.000 ricoveri all’anno), l’ospedale pesarese risulta essere il secondo con oltre 17.000 ricoveri, quello maceratese è il terzo con circa 16.000, mentre al terzo posto si piazza l’ospedale fanese con oltre 14.000 ricoveri. Tra 9.000 e 13.000 ricoveri si registrano negli ospedali di Urbino, Civitanova, Senigallia, San Benedetto, Ascoli, Jesi e Fermo.
Le prestazioni specialistiche di laboratorio sfiorano il numero di 18 milioni.
Il numero delle visite ambulatoriali nell’ultimo triennio è sostanzialmente stabile per tutte le aree vaste con l’eccezione del raddoppio delle visite private nell’area vasta 1 della provincia di Pesaro-Urbino (si passa da 876 visite nel 2016 a 1611 nel 2017).
Purtroppo si registrano liste d’attesa eccessivamente lunghe: per poter eseguire una mammografia programmata si attendono mediamente 234 giorni che diventano 271 se si tratta di una visita di controllo. Per un’Ecocolodoppler cardiaca programmata sono necessari mediamente 111 giorni d’attesa; per una Colonscopia i giorni d’attesa sono 90.
Servizi territoriali
I posti autorizzati per le diverse tipologie di servizi territoriali sono insufficienti a coprire il fabbisogno specifico. Ad esempio mancano circa 1500 posti nelle strutture dedicate agli anziani (vedi ad esempio la tabella sottostante), ne mancano circa 600 per la disabilità, e varie centinaia per dipendenze, adulti, minorenni e salute mentale.
Personale e budget disponibile
Ceriscioli ha affermato che in aula che sono state eseguite circa 1200 assunzioni, oltre ad aver assicurato il turnover sostituendo il personale andato in pensione, per un costo di circa 50 milioni di euro, ma la situazione non è migliorata: il sistema è ingessato, imballato, in stallo, inefficiente ed inefficace, strozzato da vincoli e burocrazia.
Il budget complessivo disponibile per gli enti del servizio sanitario è addirittura cresciuto negli ultimi anni superando i 3 miliardi, stessa sorte hanno seguito i costi.
Nella tabella sottostante riporto la sintesi della situazione.
Conclusioni
I dati contenuti nella relazione sono molto generali e la relazione stessa non assolve al compito che la normativa regionale ha affidato alla giunta, che deve fornire
una relazione generale sulla gestione ed efficienza dei servizi sanitari, sullo stato di salute della popolazione, sullo stato di attuazione del Piano sanitario regionale, all’andamento della spesa sanitaria e sull’attività dei servizi e presidi della regione che evidenzi il grado di raggiungimento degli obiettivi
In ogni caso risulta evidente l’insufficienza delle strutture sanitarie, la loro cattiva distribuzione territoriale, l’insostenibile lunghezza delle liste d’attesa, l’enorme peso economico della mobilità sanitaria passiva che paghiamo alle altre regioni, l’avanzata del privato ove il pubblico colpevolmente si ritira nella fornitura dei necessari servizi sanitari, l’inefficacia delle nuove assunzioni di personale recentemente effettuate. Il tutto in presenza di fondi economici addirittura aumentati. Purtroppo è giunto ormai il tempo di dichiarare una conclamata CRISI SANITA’ nei nostri territori.
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