Aerdorica in picchiata: nulla ha fatto Ceriscioli in 3 anni
Aerdorica in picchiata: nulla ha fatto Ceriscioli in 3 anni, la sua giunta non ha visione strategica e capacità amministrativa, in piena continuità con le gestioni precedenti, e deve essere “sterilizzata” affinché smetta di fare danni che i cittadini marchigiani sono costretti a ripagare con i loro soldi.
La commissione di inchiesta su AERDORICA
In quasi un anno e mezzo la commissione di inchiesta ha sviluppato un’attività serrata ed intensa, centrando la propria operatività su due principali aspetti: l’organizzazione di audizioni delle figure chiave avvicendatesi nell’ultimo ventennio, che sono state 30, ed il recupero di documenti gestionali e contabili, per diverse migliaia di pagine. Sono stati auditi i presidenti Spacca e Ceriscioli, i componenti dei Consigli di Amministrazione, i sindacati, il collegio sindacale, un dirigente ENAC, consulenti ed esperti del settore aeroportuale.
Purtroppo occorre sottolineare due aspetti negativi, uno esterno ed uno interno, che hanno limitato la piena efficacia dell’azione svolta: il primo riconducibile alla scarsa collaborazione mostrata da Aerdorica nel fornire da una parte tutto il materiale richiesto e dall’altra nel ritardare la consegna di quello fornito; tale reticenza, denunciata più volte sia in sede di commissione che pubblicamente, riveste valore politico, in quanto l’amministratore di Aerdorica è stato nominato in maniera fiduciaria dal presidente Ceriscioli; il secondo riconducibile all’assenza di una approfondita analisi collegiale degli elementi emersi, tra i commissari, basti ricordare l’ultima seduta del 25 luglio scorso, in cui si è dibattuto per gran parte del tempo, per esigenza posta dal PD, circa la necessità di valutare un ulteriore rinvio nella chiusura dei lavori della commissione, per poi, con un colpo di teatro, dopo una breve sospensione dei lavori, vedersi presentare da parte del PD stesso, 2 pagine e mezzo di conclusioni, lette seduta stante e poste frettolosamente in votazione, con l’avvallo di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Solo il M5S ha votato contro.
Il M5S si è opposto nel metodo e nel merito delle conclusioni tratte dalla commissione di inchiesta: sul metodo è inaccettabile concludere i lavori di una commissione così importante e imponente per i temi emersi, con la lettura di 2 pagine e mezzo preconfezionate, senza discussione e confronto alcuno; ma soprattutto sul merito, è inaccettabile concludere nel 2018 i lavori della commissione senza fare il minimo cenno alle responsabilità della giunta Ceriscioli, incapace, dopo 3 anni di governo, di gestire la crisi societaria.
Malagestione di AERDORICA
Dalle ricostruzioni eseguite vengono confermate e provate le due enormi criticità evidenziatesi in questi anni anche agli occhi del comune cittadino: una sconcertante continuità nella malagestione amministrativa ed operativa di Aerdorica, che è sfociata in comportamenti perseguibili civilmente e penalmente, di cui evito la trattazione in questa sede (basti ricordare gli artifici contabili con cui sono stati addolciti i bilanci, e, come emerso dalle audizioni, le remunerazioni e rimborsi spese abnormi di alcuni soggetti, il favoleggiato acquisto di Audi A3 utilizzate con libertà, la leggendaria presenza di un camioncino per la manutenzione degli aerei rintracciato in ambiente rallistico, le consulenze svolte sulle consulenze svolte sul lavoro degli uffici, la surreale creazione di Evolavia che si accollava la porzione invenduta dei biglietti acquistati); e l’assoluta assenza di controllo e indirizzo strategico da parte della Regione sulla società, ad esempio la legge regionale 6/86 prevede che annualmente venga redatta una relazione sull’attività svolta ed i risultati ottenuti da Aerdorica, ma dal 2005 non se ne è trovata traccia.
Nessun innocente ?
Tra i numerosi soggetti coinvolti nella disastrosa vicenda di Aerdorica, è difficoltoso trovarne di innocenti. Abbiamo riscontrato alcuni amministratori incompetenti, o negligenti, o disonesti, o combinazioni di questi, che sono stati fatti avvicendare troppo velocemente l’uno all’altro, probabilmente per rendere difficoltosa l’individuazione delle singole responsabilità; dipendenti spesso sovra-pagati, o mal qualificati, o destinati a mansioni non confacenti; sindacati troppo a lungo addormentati… tanto ci pensa la regione a salvare la situazione…; organi di controllo come il Collegio Sindacale o le società di revisione risultate di sovente distratti o superficiali (ad eccezione degli ultimi); politici e imprenditori, nelle vesti direttive, incapaci di fornire indirizzi strategici o privi di una visione politica sul settore trasporti.
La Regione è diventata l’azionista di maggioranza di Aerdorica, dopo il disimpegno delle Province e del Comune di Ancona, e dopo la progressiva ritirata degli azionisti privati, protetti da Patti Parasociali che assicuravano loro un valore certo e predeterminato delle quote al momento della riscossione, evitando ogni rischio imprenditoriale insito nella figura dell’azionista.
Tutto è possibile quando si utilizzano i soldi dei cittadini e non i propri.
La situazione economica
La società è stata in leggerissimo utile per soli 3 anni sugli ultimi 11, registrando evidenti perdite negli ultimi da 6 anni; il debito è più che raddoppiato nell’ultimo decennio; il costo del personale è oscillato senza un preciso trend di riduzione; il numero di passeggeri annuo si è attestato per metà del periodo sotto il mezzo milione.
Nel 2017 Aerdorica ha perso oltre 21 ML ed ha accumulato un debito di oltre 42 ML, che prima o poi la regione dovrà pagare, rispetto al 2016 ha presentato un valore della produzione ridotto del 25% ed ha quasi triplicato i costi di produzione (questi sono i dati riportati dalla Corte dei Conti). Sono i peggiori dati degli ultimi anni, registrati dopo 3 anni di gestione Ceriscioli/Massei.
In questo scenario desolante ogni impegno finanziario riversato a favore di Aerdorica si è dimostrato inefficace; tra il 2008 e il 2016 sono stati erogati 34 milioni, allo stato attuale se ne vogliono erogare ulteriori 25.
Limiti naturali dell’aeroporto Raffaello
Esistono inoltre problemi socio-geografici e strutturali: il bacino di utenza geografica non presenta per propria natura una richiesta di servizio superiore a quella mediamente riscontrata in questi anni (mezzo milione di passeggeri), che risulta la metà del target individuato per il raggiungimento del pareggio economico, traguardato in circa 1 ML annuo di passeggeri. Inoltre il sovra-dimensionamento della struttura edilizia in relazione al traffico registrato, impone l’utilizzo di un numero eccessivo di personale ed incrementa i costi di gestione. E’ convinzione diffusa tra gli esperti del settore che il disavanzo tipico di aeroporti di questa dimensione si attesti intorno a circa 2 milioni all’anno. Si aggiunga il fattore esterno di concorrenza degli aeroporti di Rimini, Perugia e Pescara che erodono il bacino geografico afferente alle Marche e i due grandi poli nazionali di Bologna e Roma che contornano l’intero centro Italia, per capire facilmente come solo una struttura ben caratterizzata, che svolga attività sinergiche con il territorio e ben gestita possa sopravvivere.
Nulla però è stato fatto, non solo dalle giunte precedenti ma anche dall’attuale, dopo tre anni di governo, per cercare di risolvere strutturalmente i problemi che hanno portato Aerdorica all’istanza di fallimento.
A questo punto suona ironico il proclama di governo del presidente Ceriscioli fatto ad inizio legislatura: “L’aeroporto regionale Raffaello deve diventare una porta di ingresso e un facilitatore di accesso alla nostra regione, attraverso una politica di programmazione che riesca a garantire collegamenti certi con i mercati di incoming turistico”… sembra una profezia di Fassino, ove si sta realizzando l’esatto opposto.
Una vicenda non ancora chiarita
Nel corso dei lavori della commissione più volte è emerso l’episodio relativo alla fallita privatizzazione a favore di Novaport, sulla quale rimangono aperti numerosi punti da chiarire, soprattutto politici: in primo luogo non è ancora certo l’effettivo collegamento funzionale con la società russa da parte della filiale italiana, ma la regione puntò tutto su questo acquirente, che si era impegnato per 22 ML a favore del risanamento di Aerdorica; inoltre si nutrono ancora dubbi sulla non conformità legislativa della procedura di selezione del compratore, ritenendo, alcuni, che il parere negativo espresso da ENAC fosse dettato più da ragioni politiche che tecniche; infine non si comprende la forzatura relativa all’assunzione di 16 persone che avrebbe infranto una regola del contratto, spingendo Novaport a rinunciare. Alcuni pensano che non ci fosse la reale volontà di privatizzare, anche per non scoperchiare la pentola all’interno della quale si sarebbero trovate le malefatte gestionali di cui alle cronache giudiziarie.
La mia proposta di rilancio strategico
Quasi a conclusione dei lavori la commissione ha deciso di rinunciare a formulare proposte per il futuro, ma personalmente voglio fornire il mio personale contributo.
A contraltare delle criticità finora analizzate, si possono individuare interessanti punti di forza, interni ed esterni, posseduti dalla struttura aeroportuale: la presenza di 3 capienti edifici che potrebbero essere utilizzati in maniera differente, ristrutturando il corpo centrale dove tornare a gestire il traffico passeggeri e riconvertire le due recenti strutture laterali per altre funzioni, utilizzando meglio la volumetria disponibile; la lunghezza della pista; lo spazio disponibile all’interno ed intorno all’area aeroportuale; la possibilità di ripensare il sistema dei parcheggi; l’interesse costantemente manifestato per il settore cargo che potrebbe essere significativamente potenziato.
L’imponente hardware aeroportuale è inoltre inserito in un contesto ove il concetto di intermodalità va doverosamente sviluppato: la presenza dell’interporto jesino a monte e del porto anconetano a valle, con le nervature stradali-autostradali e ferroviarie esistenti e da completare, sono una ricchezza che i competitors non possono vantare. Ancona potrebbe realmente, in visione strategica, diventare uno dei pochi punti baricentrici italiani in cui i vettori di trasporto potrebbero trovare la congiunzione tra acqua, aria e terra (gomma e ferro) gestendo trasporto passeggeri e merci.
Purtroppo per i cittadini marchigiani, la giunta Ceriscioli si è dimostrata, dopo 3 anni, incapace non solo di sviluppare, ma anche di proporre azioni concrete in tal senso: è sotto gli occhi di tutti il disastro gestionale dell’Interporto Marche, che presenta un passivo di oltre 5 ml, un debito di 10 ml, e si è addirittura registrata l’incapacità di rendicontare 3,5 ML che erano stati erogati; del resto si è persa la causa contro i proprietari dei terreni espropriati che hanno naturalmente dimostrato l’edificabilità degli stessi, e guarda caso la gestione è affidata alla stessa figura che gestisce Aerdorica. Contro il concetto di intermodalità, il PD non si è opposto alla chiusura della stazione di Ancona Marittima e sta consentendo lo smantellamento dei binari, inoltre non ha mai correttamente risolto il problema del collegamento su gomma tra porto ed autostrada, e statlasciando all’abbandono l’interporto.
Occorre trovare una strategia comune con gli aeroporti di Rimini, Perugia e Pescara, per limitare la concorrenza reciproca e realizzare l’erogazione di servizi complementari; sono aeroporti in difficoltà come il nostro che necessitano di supporto economico pubblico; occorre riallacciare i rapporti con le categorie produttive marchigiane interessate all’esistenza dell’aeroporto, in modo da coinvolgerle fattivamente nella gestione dello stesso; occorre sviluppare sinergia con il governo ed i gestori delle infrastrutture viarie al fine di realizzare la rete infrastrutturale.
Per fare tutto questo occorre però una elevata capacità politica ed una lungimiranza strategica che questa giunta ha dimostrato di non possedere.