Caccia: occorre un cambio di mentalità
Caccia: occorre un cambio di mentalità. Cacciatori, agricoltori, ambientalisti/animalisti, conduttori di agriturismo, ecc… tutti devono partecipare alla programmazione faunistico-venatoria. La fauna selvatica è un bene indisponibile dello Stato, e la caccia è una pratica ludico-sportiva; da questi due elementi fondamentali occorre ridefinire tutto il settore, eliminando le storture e le forzature che sono sotto gli occhi di tutti.
I boschi sono ormai riconosciuti come una ricchezza per tutti i cittadini e sono anche utilizzati per scopi turistici e ricreativi. Le aree rurali presentano vaste zone oggetto di coltivazioni, e troppo spesso subiscono danni causati principalmente da cinghiali. I cinghialai negli anni non sono stati in grado di risolvere il problema del sovrannumero dei cinghiali, la cui popolazione è addirittura aumentata. I guardiacaccia e la polizia provinciale non sono in numero sufficiente per eseguire le necessarie attività di controllo sull’attività venatoria. Le associazioni di cacciatori esercitano una grande pressione lobbistica sui politici a tutti i livelli, e il calendario venatorio ogni anno espande il più possibile il periodo di attività e l’elenco delle specie cacciabili, non raccogliendo le indicazione dell’ISPRA, di assoluto rilievo scientifico, tese a conservare gli equilibri ecosistemici. Le associazioni ambientaliste hanno iniziato a fare ricorso contro il calendario, e nell’ultimo anno hanno avuto spesso ragione, costringendo i politici soggiogati alla pressione dei cacciatori a sfornare vergognose leggi a ripetizione, con il solo scopo di prendere tempo tra una impugnativa e l’altra e consentire in ogni caso la caccia. Il piano faunistico-venatorio, con ritardo di anni, è in queste settimane in fase di VAS e riceverà un mare di commenti con richieste di modifiche.
L’unica nota positiva è riscontrabile nella lenta crescita culturale delle istituzioni, per alcune delle quali la caccia non è più nelle sole mani dei cacciatori, ma sul settore sono finalmente riconosciuti come portatori di interesse, sia gli ambientalisti/animalisti che gli agricoltori.
Sono contento di aver personalmente contribuito all’introduzione di questo concetto, fattosi man mano largo all’interno delle istituzioni mediante le proposte di legge da me depositate concernenti l’introduzione della discussione del calendario venatorio in commissione (PdL 15/15 trasformata in un emendamento approvato nella legge di bilancio e quindi formalmente ritirata) e la possibilità da parte degli agricoltori di poter catturare i cinghiali nei propri terreni (PdL 139/17 il cui contenuto è stato sostanzialmente ripreso nel regolamento per la gestione degli ungulati). Poiché, come in precedenza sottolineato, la selvaggina è un bene indisponibile dello Stato e la caccia è un’attività ludico-sportiva, il diritto dei cacciatori di eseguire il prelievo venatorio va pienamente comparato con quello degli agricoltori di veder protetti i propri raccolti e dei cittadini a cui l’ambiente, la natura e la biodiversità sta a cuore, di poter godere della presenza della fauna nei boschi del proprio territorio.
Ecco alcuni miei articoli che trattano della problematica della caccia.