Il modello sanitario proposto dal Movimento 5 Stelle
Il modello sanitario proposto dal Movimento 5 Stelle. Il Movimento 5 Stelle da molto tempo ha le idee chiare in ambito di riforma sanitaria, e le sta proponendo a sindaci, cittadini ed istituzioni ormai da un paio di anni, in contrapposizione alla politica di impoverimento e privatizzazione operata negli ultimi periodi dal PD regionale. Non si ritengono utili nuove strutture uniche provinciali che accentrino la gestione delle acuzie, mentre si chiede una rete ospedaliera policentrica diffusa sul territorio, sinergica nell’erogazione dei servizi, con ospedali di primo livello e di base anche distribuiti sull’entroterra delle rispettive province. I fondi vanno investiti nell’ammodernamento ed adeguamento delle strutture esistenti. Gli ospedali di Comunità non sono ritenuti funzionali all’erogazione dei servizi di base per la popolazione del bacino di afferenza, così come sono stati pensati ed organizzati, ed occorre dotare invece queste strutture di reparti di medicina, lungodegenza, riabilitazione, cure intermedie, hospice, Punto di Primo Intervento H24, diagnostica, visite specialistiche e dotarli di quei servizi territoriali extraospedalieri utili ai residenti. I soggetti privati, se vogliono mettersi sul mercato sanitario, lo facciano tranquillamente con proprie strutture e personale, senza introdursi ed inframezzarsi nella gestione pubblica.
E’ ancora assente una efficace politica sanitaria territoriale, che deve essere maggiormente attenta all’assistenza domiciliare ed alla prevenzione, costituendo un sistema in grado di gestire la cronicità così diffusa in una popolazione sempre più anziana.
Sarebbe necessario fare riferimento a modelli riconducibili al cosiddetto Chronic Care Model (modello di assistenza medica dei pazienti affetti da malattie croniche che propone una serie azioni utili a favorire il miglioramento della condizione di tale tipologia di malati, suggerendo un approccio “proattivo” tra il personale sanitario e i pazienti stessi, con questi ultimi che diventano parte integrante del processo assistenziale; il modello ha l’obiettivo di passare da una “Medicina d’attesa” ad una “Sanità d’iniziativa”), con la creazione di percorsi ad hoc per patologie croniche quali: scompenso, ictus, diabete, ipertensione, broncopneumopatia cronica ostruttiva che assorbono un’elevata quantità di risorse al servizio sanitario. Il paziente viene seguito in una terapia personalizzata, prendendo coscienza del proprio stato (attraverso un’educazione volta ad inter-venire sugli stili di vita corretti, fornendo ad esempio informazioni su una sana alimentazione, sull’attività fisica, sul consumo di alcolici e sul fumo), sostenuto dal coinvolgimento attivo della famiglia, della rete sociale e da un team professionale proattivo composto da medici, infermieri ed altre figure professionali adeguatamente formate; la percentuale di anziani trattati in cure domiciliari sul totale della popolazione anziana è di circa il 3% nella nostra regione; si pensi in proposito che mancano oltre 3200 posti rispetto a quelli autorizzati di residenzialità e semi-residenzialità sanitaria extra-ospedaliera e socio-sanitaria e sociale nei confronti di quanto stabilito dalla DGR 1105/17.
Ecco l’ultima mozione che ho presentato in regione.
Per questo motivo, oltre ai continui sopralluoghi che eseguo all’interno delle strutture sanitarie, persevero nella presentazione in consiglio regionale di atti che pongano l’attenzione sugli aspetti fin qui illustrati, cercando di coinvolgere i nostri rappresentanti comunali ed i nostri parlamentari.
Ecco l’articolo apparso sulla stampa relativo ad un sopralluogo congiunto eseguito nell’Ospedale di Comunità di Fossombrone, con il consigliere regionale Talè ed il sindaco Bonci.
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