La sanità privata cura troppi cittadini non marchigiani: la Regione sbaglia, non controlla, e ci rimette 5 milioni
La sanità privata cura troppi cittadini non marchigiani: la Regione sbaglia, non controlla, e ci rimette 5 milioni. I marchigiani pagano (con mancati trasferimenti) 5 milioni alle cliniche private, che li hanno impiegati per curare pazienti provenienti da fuori regione.
Sembra incredibile, la Regione prima sbaglia a sottoscrivere accordi troppo favorevoli con la sanità privata, poi non controlla le quantità di servizi da questi erogati, e quando corre ai ripari (con un paio di anni di ritardo) ci ha già rimesso 5 milioni (riferiti al 2017), senza sapere quanti altri milioni ci rimetterà per il 2018 (sperando che si riesca a porre rimedio al problema almeno per il 2019).
Il problema è molto tecnico ma cerco di semplificarlo. Lo Stato eroga i fondi per la sanità alle Regioni, e nella definizione dell’importo considera sia la mobilità attiva che quella passiva, cioè i costi relativi alle prestazioni sanitarie erogate a cittadini che si curano fuori regione di residenza (quindi sia in ingresso che in uscita rispetto alle Marche). All’interno della mobilità attiva (cittadini di altre regioni che vengono a curarsi nelle Marche e per le cui prestazioni le altre regioni devono pagarci) la Conferenza Stato/Regioni ha stabilito dei tetti massimi di trasferimento di risorse tra una regione e l’altra per il comparto privato, ma le Marche hanno fatto degli accordi con le strutture private che hanno consentito di erogare un numero maggiore di prestazioni rispetto a quanto sarà economicamente riconosciuto, rimettendoci 5 milioni di euro per l’anno 2017. Le altre regioni non ci hanno pagato questi 5 milioni (che infatti sono stati decurtati dall’importo statale destinato alle Marche per il 2019), ma sicuramente la nostra regione dovrà pagare i privati che hanno lavorato, se non lo facesse, pioverebbero denunce e ricorsi “come se fosse grandine”.
L’accordo Stato/Regioni che ha stabilito i tetti massimi di mobilità attiva riconosciuta ai privati, è datato settembre 2016, mentre gli accordi marchigiani con le strutture private sono successivi: perché tali accordi non hanno previsto gli stessi tetti indicati dalla Conferenza Stato/Regione ?
Questo è l’errore della giunta che è stato individuato: lo stesso Luca Ceriscioli, in veste di assessore regionale alla sanità, rispondendo ad una interrogazione in consiglio, ha ammesso che la regione ha investito in attività per incrementare la mobilità attiva da altre regioni, piuttosto che limitare la mobilità passiva dei marchigiani verso altre regioni; questo è un errore grave, poiché incentiva il nomadismo globale sanitario, che comporta disagi personali e spese di viaggio, vitto e alloggio per il malato e i suoi familiari.
Ma non basta.
Ora occorre chiedersi perché la regione non si sia dotata di un sistema di controllo tempestivo della tipologia e quantità di servizi sanitari erogati dai privati, in modo da correggere velocemente l’errore; invece, ad oggi non si dispone dei dati che consentano di stimare i milioni che lo Stato ci decurterà a causa dei probabilissimi sforamenti eseguiti nel 2018. Solo con la DGR n.728 del 18 giugno 2019 (che revoca la precedente DRG n. 1636/2016), la Giunta del professore di matematica Luca Ceriscioli ha provato a mettere una pezza mal cucita al problema, chiedendo ai privati di convertite il budget a loro disposizione per limitare le liste d’attesa (nelle quali ci saranno sicuramente anche cittadini in mobilità attiva !) e per assicurare l’assistenza sanitaria ai cittadini marchigiani… Lo ha chiesto in punta di piedi e sottovoce, perché gli accordi con i privati sono scaduti a fine 2018 e non sono ancora stati rinnovati….
Stacchiamo il prima possibile la spina a questa giunta, ora toccata anche da scandali sugli appalti, in modo che smetta di fare danni !!
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