M5S critica il piano dell’internazionalizzazione: è senza strategia e senza valutazione di efficacia sui fondi spesi
M5S critica il piano dell’internazionalizzazione: è senza strategia e senza valutazione di efficacia sui fondi spesi. Il piano triennale impegna, tra fondi sia europei che regionali, cifre rilevanti. È condivisibile la scelta di unificare il piano per l’internazionalizzazione e la cooperazione internazionale di cui alle leggi regionali 30/2008 e 9/2002, in quanto da tempo sottolineiamo l’eccessiva frammentazione normativa regionale che porta troppo spesso alla mancata applicazione o finanziamento di leggi anche importanti. L’esigenza e la capacità tecnica di comporre un unico piano non è purtroppo seguita dalla capacità normativa di indirizzarsi verso la stesura di testi unici di settore. In questo piano si è voluto altresì inserire la strategia Adriatico Jonica, che in questi 4 anni di governo il PD di Ceriscioli (probabilmente in contraddizione con il predecessore Spacca) ha completamente abbandonato: essendo un’attività di coordinamento internazionale complessa, dubito molto che in quest’ultimo anno abbiano la capacità di raggiungere obiettivi significativi al riguardo; il piano elenca i convegni e gli incontri organizzati ma non sottolinea alcun risultato concreto raggiunto.
Il piano si inserisce in una situazione economica stagnante che perdura da molti anni, caratterizzata dalla debolezza della domanda interna, e che spinge perciò le aziende verso l’inserimento in mercati esteri, i comparti manifatturieri regionali crescono meno della media nazionale o sono in negativo e Confindustria ha chiaramente affermato che occorre supportare le aziende nel percorso di internazionalizzazione; l’unico settore che registra buoni risultati è quello agroalimentare, trainato dal comparto vinicolo, che sta acquistando spazio anche nei mercati esteri. Questo settore è fortunatamente caratterizzato dalla continua espansione del Biologico, che la regione deve continuare con forza a sostenere, incrementando per contro i controlli.
Il tema politico più rivelante appare quello della scelta dell’eventuale superamento della concezione dei “distretti industriali”, che ha guidato le scelte regionali per molti anni, per concentrarsi sullo sviluppo delle filiere produttive; il cosiddetto “terzismo”, particolarmente sviluppato sul nostro sistema manifatturiero, si riscontra essere un punto debole dell’intero tessuto produttivo, in quanto presuppone il mancato controllo nelle scelte strategiche sulla realizzazione di prodotti e nella scelta dei mercati. Su questo punto, fondamentale per instaurare una politica di rilancio regionale, auspico l’apertura di un confronto serrato con tutte le associazioni di categoria.
Per quanto riguarda la redazione del piano per il settore dell’internazionalizzazione che fa riferimento alla LR 30/2008, in forza della modifica alla norma da me presentata nel gennaio 2017 ed approvata nel maggio 2018, che richiedeva che il Piano contenesse: a) l’elenco delle attività effettivamente realizzate tra quelle previste nel piano e nei programmi esecutivi annuali del triennio precedente, corredato dall’analisi dei risultati raggiunti, delle difficoltà riscontrate e delle risorse impiegate, articolato per aree geografiche di intervento e per settori produttivi; b) le attività previste, per settore produttivo e area geografica, individuate anche tenuto conto delle analisi effettuate ai sensi della lettera a); c) il cronoprogramma per la programmazione delle attività”, e che inoltre indica la data del 30 novembre per l’approvazione del programma annuale dell’anno successivo (che speriamo venga sottoposto alla commissione in tempo utile), devo rimarcare la grande difficoltà da parte degli uffici ad eseguire la verifica di efficacia delle attività svolte negli anni precedenti; difficoltà “strutturale” come si è evidenziato anche nel dibattito in consiglio con l’approvazione della risoluzione da me promossa relativa al potenziamento in tal senso delle competenze del Comitato di controllo e valutazione dell’attività politica. In commissione ho chiesto a tal proposito una integrazione al Piano, che è stata fornita, ma che non soddisfa appieno il grado di approfondimento richiesto dalla normativa.
Il piano riporta più che altro l’elenco delle iniziative realizzate, quali fiere, missioni estere, manifestazioni, indicando anche il numero delle imprese partecipanti, ma omettendo l’analisi degli effettivi risultati ottenuti, necessaria per verificare l’efficacia delle iniziative e degli investimenti sottesi.
Le aree prioritarie di intervento individuate dal piano sono troppo estese, poiché coinvolgono Europa, Nord America, Russia, Cina, paesi asiatici… rischiando di disperdere in troppi rivoli le azioni da realizzare, risultando quindi non incisivi per nessun settore. Evidentemente per non scontentare nessuno si tende a mettere il cappello su tutti i mercati per ciascun settore, distribuendo i fondi a pioggia.
Una novità rilevante consiste nella scelta di non rinnovare a SVIM l’affidamento per la stesura dei progetti di gestione degli interventi e di impegnare viceversa 4,5 Ml nel protocollo di intesa con la Camera di Commercio unica. A questo punto, occorre che l’assessore Bora relazioni circa i risultati conseguiti da SVIM anche attraverso lo strumento Sprint Marche, per approfondire i motivi di questa scelta, essendo SVIM una realtà regionale ritenuta strategica e specializzata nel settore.
Passando al settore della cooperazione territoriale per il quale sono previsti fondi ben più risicati nel triennio, si nota una contraddizione relativamente agli ambiti territoriali di riferimento, dove, su 4 ambiti, solo il mediterraneo coincide con i precedenti, per il resto Africa e America latina non sono compresi nel settore internazionalizzazione, non consentendo eventuali azioni sinergiche. Per inciso, i progetti ad iniziativa territoriale sono finanziati con importi di circa 20.000 euro ciascuno, apparendo dimensionalmente troppo ridotti.
Concludendo, rispetto alle stesure precedenti, si nota un impegno verso il miglioramento strutturale del piano, ma non si individua, purtroppo, una efficace valutazione dei risultati ottenuti con gli investimenti fatti in precedenza e chiara strategia politica a cui sono volti i fondi messi a disposizione.
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