Sanità: il programma di sostituzione del sistema pubblico con il privato
Il programma di sostituzione del sistema pubblico con il privato nella sanità marchigiana.
Fino a qualche anno fa nelle Marche c’erano 13 ospedali in più rispetto ad oggi, gestiti principalmente dal sistema pubblico, poi il PD di Ceriscioli ha iniziato a sostenere che la normativa nazionale imponeva la chiusura di tutti i reparti che erogavano un numero di prestazioni sotto-soglia, e così hanno iniziato a chiudere reparti qua e la, spolpando e dissanguando le strutture soprattutto dell’entroterra, fino al punto di riuscire a chiuderne ben 13, declassandoli a cronicari. In altre regioni, inspiegabilmente (!?) le norme nazionali non hanno sortito questo effetto e gli ospedali non sono stati chiusi. Ceriscioli però era riuscito ad innescare il vortice perverso: rotto l’equilibrio delle prestazioni erogate, non più complete e sinergiche tra loro, i reparti registravano diminuzioni costanti di prestazioni e la Regione ha avuto buon gioco a giustificarne la soppressione per il mancato raggiungimento delle soglie formali indicate dalla normativa nazionale. A questa carneficina sono stati sottratti, per esclusiva volontà regionale, fortunatamente, ma senza evidenze oggettive rispetto alle altre strutture, i due ospedali di Pergola ed Amandola. Per 4 anni alle nostre proteste, accompagnate da sollevazioni popolari e di sindaci dei territori coinvolti, Ceriscioli ha risposto che non era possibile mantenere servizi prettamente ospedalieri in quelle strutture; nel frattempo, per limitarci alla sola provincia di Pesaro-Urbino, nelle strutture declassate il privato convenzionato ha fatto il suo discreto ingresso, erogando prestazioni secondarie, seppur necessarie, e man mano, approfittando della naturale domanda di servizi locali e fruttando gli ampi e comodi spazi vuoti lasciati dalla ritirata del pubblico, ha colonizzato con sempre maggior decisione le strutture stesse. Ora, lo stesso Ceriscioli fa emanare una delibera con cui, nella struttura di Sassocorvaro il privato può erogare nuovamente prestazioni ospedaliere, motivando la decisione con la necessità di venire incontro alle esigenze del territorio. In particolare sono stati trasformati 12 posti letto da day surgery a chirurgia generale, inoltre è presente ortopedia, lungodegenza, e le cure intermedie, il tutto supportato dall’unico servizio pubblico rimasto che è quello del Punto di Primo Intervento. Nelle restanti 12 strutture definite Ospedali di Comunità i servizi erogati sono eterogenei, ed anche questo fatto stride con l’unica definizione data dalla Regione per queste strutture che dovrebbero possedere solo le cure intermedie.
Invito quindi il Presidente della Regione ed Assessore alla Sanità Luca Ceriscioli a rispondere seriamente a queste domande.
Come mai, dove il pubblico non poteva più erogare servizi ospedalieri, ora il privato può farlo ? Forse Ceriscioli ha individuato una deroga alle rigidissime indicazioni della normativa nazionale ? Come mai sono state esaudite le sole esigenze del territorio di Sassocorvaro e non quelle, identiche, di tutte le altre 12 strutture declassate ? Come mai in quelle strutture non c’era convenienza economica e garanzia di sicurezza nell’esecuzione di attività ospedaliere per acuti se eseguite dal sistema pubblico, ed invece il privato vi trova convenienza economica e assicura sicurezza operativa ?
La volontà di sostituire il sistema pubblico con quello privato ora è completamente smascherata: il piatto, amaro, ai cittadini è servito, e lo scopo principale (forse l’unico) che aveva il governatore è stato raggiunto…
Leggi questo comunicato stampa scritto dai sindacati.
Noi abbiamo una proposta di riforma del servizio sanitario regionale che proponiamo da anni.
La difficile situazione in cui versa l’ospedale di Sassocorvaro, ed il processo di privatizzazione che ha subito è stato denunciato da tempo. Leggi gli altri articoli che trattano di questo tema.
Leggi l’interrogazione che è stata presentata in consiglio regionale.
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